il loro è uno spazio non detentivo. È spazio di creatività e di cambiamento. È scoperta di se stessi, d’una imprevista identità espressiva.
Il percorso dei laboratori d’arte non porta le persone a sbattere inesorabilmente la testa contro le sbarre, ma trova vie d’uscita, nelle opere che trovano collocazione esterna, negli incontri pubblici a cui i detenuti partecipano, negli eventi, nella esposizioni, nei racconti, negli spettacoli teatrali, nelle attività lavorative esterne.
Allora, quando questo accade, possiamo sperare nella potenza liberatrice dell’arte. Un’arte che non solo ridà dignità di uomo, ma che libera e distrugge la cella -prigione.